Negli anni scorsi, ricorrendo il centenario della prima guerra mondiale, in domeniche culturali abbiamo rievocato questo tragico evento in cui è precipitata l’umanità; poi abbiamo intrapreso un ‘viaggio’ per capire come mai gli uomini siano inclini alla guerra e alla distruttività vale a dire a gestire in modo scorretto emozioni come la rabbia e l’aggressività. Abbiamo appreso come sia facile che le emozioni vengano distorte e quindi diventino fonte di sofferenza per noi e per gli altri che ci accompagnano nella vita; di tali distorsioni, molte volte, non abbiamo coscienza, tuttavia ci accorgiamo che quella che conduciamo non è una vita soddisfacente. Lo scorso anno, in una domenica culturale abbiamo affrontato il tema dei meccanismi delle psicoterapie e abbiamo risposto a questo interrogativo: “è possibile fare qualche cosa per rendere migliore il nostro stile di vita o aiutare altri a farlo?” Abbiamo considerato come fare un lavoro psicologico (comunemente denominato psicoterapia) non sia solo un mezzo per curare dei disturbi, ma sia soprattutto un importante momento per accrescere le nostre capacità e possibilità; per vivere meglio e il più a lungo possibile. Ci sono molte persone che, dopo aver effettuato un iter di lavoro psicologico basilare, sentono il bisogno e/o la curiosità di andare più in profondità; desiderano conoscere meglio quella parte di se stessi che non conosciamo e che tuttavia condiziona pesantemente, nel bene e nel male, le nostre scelte, il nostro stile di vita, e la nostra vita stessa. Ma questa parte di noi è possibile modificarla? Quali sono i meccanismi che si mettono in atto per ottenere i cambiamenti desiderati? Il relatore, nel descrivere alcuni di tali meccanismi, prende l’occasione per illustrare importanti processi che sono alla base della vita psichica di ogni uomo. Per conoscere meglio l’A.I.R.D.A.

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